Sul commento di Albivio.
In effetti, non ho specificato bene che gli anni in cui avevo un’immagine tanto composta e seria di Alberto sono stati, di fatto, quelli del ginnasio. È stato durante il triennio del liceo che ho iniziato a conoscerlo per davvero. Durante gli ultimi tre anni al Dettori e anche dopo, quelle pareti che mi sembrava separassero i nostri mondi si sono increspate fino a cadere. A partire dai sedici anni le ho percepite si le sue emozioni, ma devo ammettere che nel periodo precedente per me non è stata una cosa immediata. Quelle immagini che affermo di non trovare si riferiscono anche una sorta di mistero che per me lui rappresentava. E a un’impenetrabilità fatta anche di me.
Concentrando l’attenzione su Alberto non ho detto che se da un lato io ricordo un po’ di austerità e un estremo equilibrio, dall’altro, la parete era fatta della superficialità del mio sguardo. Una leggerezza confermata anche dal commento di Albivio. Ero io che ancora non camminavo nella sua direzione, mi perdevo a pensare a cosa gli altri pensassero di me. Nel senso, la domanda che mi facevo il più delle volte a 14 anni su di lui era Chi sono io per Alberto? e non, Chi è Alberto?
Anche per insicurezza aspettavo che fossero gli altri a darmi corda, se qualcuno faceva un passo verso di me, io ne facevo uno uguale.
Ma non andavo più avanti, avevo paura di superare dei limiti invisibili che vedevo dappertutto e che mi facevano sempre tergiversare. Così se Alberto si rivelava a poco a poco e magari a suo modo si proteggeva, io e la mia mancanza di concentrazione su tutto non attiravamo più di tanto la sua attenzione. E la mia sensibilità era mooolto meno affinata. Infatti, ricordo il nostro diventare amici sul serio come un mio cambiamento. Alberto era sempre Alberto, solo che ai miei occhi.
Quello che dico non è la verità, è solo Sara + Alberto, che non ho dubbi sia certamente diverso da un Silvia + Alberto. Silvia per esempio è stata amica di Alberto da subito in maniera molto più profonda.
Insomma io quest’Alberto non me lo sono meritata proprio subito, la mia distrazione mi ha fatto fare un giro un po’ più largo (prima di arrivare Albivio!).
E poi cos’è questa storia di voler cambiare certi suoi lati? Mannaggia, anche qui devo precisare che ho lasciato da parte, nella sua descrizione, il caos rumoroso che travolge il suo spirito ogni giorno, perché anche questa è un’opinione molto mia e perché altrimenti tutto diventa troppo lungo. Che strano, per quanto li abbia descritti, il pensiero che questi lati dovrebbero cambiare non mi sfiora. Non solo. Mi piacciono proprio.