sábado, 29 de dezembro de 2012

IL SOGNO CHE RICORDO 29/12/2012

Sono alla Cinevideo (e quando mai).
É una sede incredibilmente futuristica e sembra anche un po' un ristorante giapponese. É tutto rosa, arancione chiaro e nero.
Devo scrivere una serie di frasi per un cliente che non so chi sia, da usare come base per un montaggio. E Marta Paludo é lì apposta per aiutarmi. Tra la mattina e l'ora di pranzo c'é la notte, e Marta é ospite a casa mia. Solo che casa mia dev'essere la Cinevideo perché Marta ha con se un materasso grande ma portatile e lo apriamo nel mezzo di una sala. Ma prima di dormire le chiedo notizie sulla figlia di sua sorella Francesca (che in realtà non ha figli), una bambina di circa tre anni che ha un nome molto bello che però non ricordo.
Quando ci svegliamo e torniamo a lavorare, passa al nostro fianco un giornalista con un piatto di pasta al pesto e risotto ai frutti di mare. Io lo fermo subito perché voglio sapere da dove viene (il piatto) e lui dice che c'é una mensa piena di prelibatezze. Io e Marta ci guardiamo, senza pensarci un attimo andiamo a mangiare.
E all'improvviso é già notte e siamo in piazza a Carloforte, a vedere insieme ad altri amici alcuni film proiettati sul muro di una casa.
Marta é sempre con me e abbiamo una maglietta gialla, e ci sono anche altre persone che hanno la maglietta gialla. Siamo tutti della stessa squadra. Per poter vedere il film, infatti, dobbiamo essere organizzati in squadre, però non si vince niente. Probabilmente, siamo gruppi di cinema. Riconosco un compagno di classe delle elementari, Pierantonio. Sta nel gruppo delle magliette rosa, mi saluta.
Marta comincia a raccontare che io faccio una cosa molto buffa quando ho sonno, racconta che mescolo frasi di conversazioni che già sto sognando a frasi di conversazioni che stanno realmente avvenendo con qualcuno mentre io mi sto addormentando. Dice: "Sara é capace che, mentre parlate di viaggi ti dica all'improvviso che devi conservare bene il prosciutto perché se no marcisce".
E tutti ridono, e io penso: "é proprio vero".

le pareti della mia stanza si avvicinano e si allontanano. mi sembra di stare dentro il cuore. non é lui dentro di me. sono io.

e lo penso ancora, cho ho in me tutto il bene del mondo
e lo penso ancora, che ho in me tutto il male del mondo

ma non ti guardare troppo
e cerca di trattarti bene
e stai calma dentro il tempo
e ricordati dei 49 pensieri
e ricordati che ci sei tu
e sei così grande e sei così piccola
che alla fine ti piace essere te, me. perché mi affascina essere me. e mi dispera essere me. e mi fa rabbia essere me. e mi va bene essere me. e mi incuriosisce essere me.
però a volte vorrei avere solo occhi di altri per guardarmi
e a volte vorrei avere solo occhi miei, per me.
comunque pazienza, sarà più difficile, e sarà più divertente.

un cannocchiale incorporato nel pensiero

quarta-feira, 26 de dezembro de 2012

... di Natale per mamma e papá

Mamma,

tu sei "i capitani coraggiosi"
"Ettore e Achille prima di dormire"
"il mare"
sei "Tremal-Naik"

sei "la cosa meravigliosa che ho fatto"
"la musica dance"
"viaggiare"
sei "Nathan Never e Martyn Mistere"
sei"IL capitano"
"i ricci al Poetto"
"le patelle prese sott'acqua"
sei"gli asparagi d'inverno a Carloforte"
sei "i giochi nelle pozzanghere quando pioveva"


"la tecnologia"
"le parole crociate, quelle proprio difficili"

sei anche"cazzarola"
e "la luna" che "ti darei"
"la fugassa e la farinata"
e "il sugo alle teste di gamberi"
sei "Runa Fibonacci"
sei "Rio de Janeiro"
e "Carloforte, sempre"
sei "la matematica"
"i cinque minuti"


"recitare"
"la pelle chiara"
sei "le passioni"
sei "le sorelle"
"il motore che si accende"
"i remi"
"i pesci al bolentino"
"i pesci fritti"
sei "come sono contenta"
"la fantascienza"
sei "da' un bacio"
sei anche "gli sbagli"
e anche "come sei coraggiosa"
"il cambio di stagione"
sei "la nutella nel mio tema di scuola"
"il gommone verde"
"l'albero delle Big Babol mai cresciuto"
"il pino che lui si, é cresciuto"
"il Giunco"
"le strade sterrate"
"il solletico"
sei "troppo toga"
"Il piccolo principe"
sei "i polizieschi"
"l'azione"
"le lacrime in tutti i film, fuori dal film"
sei "il foulard"
e "il rossetto e il mascara"
"gli specchi cattivi"
e poi "il vino buono, bianco"
e "il cioccolato fondente"
anche "Maurizio che dice: ma che te sei rincojonita tutta d'un corpo?"
"via dei Carbonari"
sei "la scuola"
"le scuole"
"le cascate di Iguazù"
sei "canta"
sei "i soldatini a Roma, con quello strano elmo"
"le montagne russe"
"i tuffi dalla barca"
"i venti che sempre sai quali sono"
sei anche "di che segno é, lui?"
"il tango immaginato con un argentino"
sei "la vela"
"il camper"
"i sogni"


Papà,

anche tu sei "viaggiare"

sei "le storie del Signor Carletto"
e "gli spaventi dietro le porte"
sei "degustare"
sei "le neuroscienze"
e poi "La signora Dalloway"
sei "un penny per i tuoi pensieri"
"la musica classica"
sei "non oltre i duecento in prima"
sei "non hai ancora visto il ragazzino dai capelli rossi?"
"i baretti del Poetto"
"il rito della vigilia"
sei "un assaggino"
sei "se mi torturano non c'é problema, io parlo subito"
"il cinema due volte di fila"
e "sei triste perché non hai ancora vinto il Nobel?"
sei "il volume da abbassare"
e anche "obbalalaika"
e ancora "ecco come da un brutto anatroccolo possa venir fuori un cigno"

"il bicchiere di vino all' Antico Caffé"
"Hamasei ogni volta che Roma"

sei "la famiglia é la più grande fabbrica della follia"

"calma"
"coltivare il dissenso"


"i raccontini"
"i capelli neri"

sei "New York"
sei "la matematica"
sei "i libri"
e anche "se non comprassi libri sarei ricco"
"le nuotate in mare"
"le vasche in piscina"
"Zazie nel metrò"
e anche "gli sbagli"
"la curiosità"
"le edizioni"
"le parole"
"le passioni"
sei "i fratelli"
"le storie inventate"
"i personaggi immaginati nella metro"
sei "tieniti da conto"
sei "compra qualcosa che ti piace"
"il pane in casa"
"gli spaghetti a colazione"
"la bicicletta"
"gli sci"
"i tuffi ai Guidi"
"gli esperimenti in cucina"
sei "Freezer con i capelli corti"

"le calze bucate nel mio tema di scuola"
e "non sono più andato ai colloqui"

sei "accompagno la bambina a dormire"
"il vino buono, rosso"
sei "c'era una volta un carpentiere... continua tu"
"i mobili antichi"
"grazie a dio sono ateo"
sei "il berretto"
e "i colletti alla coreana"
"esplorare le spiagge"
"la professoressa francese"
"il professore francese"
"le frontiere"
sei "scrivi"
sei "Paracchini, saluti la bandiera! e tu: Buongiorno"
"gli occhi delle donne"
"stellina"
sei "Scambiatevi un segno di pace, e tu alla prima persona: ... piacere Paracchini"
sei "l' etimologia delle parole"
"l'epistemologia del cervello"
"Bortigali e Lisanza"
"zio Pirisinu"
"la crema di caffé"
sei "il multiverso"
"Woody Allen"
"i pattini"
"i sogni in technicolor"
"i sogni"











segunda-feira, 10 de dezembro de 2012

LE COSE CHE PRIMA CHE ARRIVI LA MATTINA

finire il color che ho appena iniziato

esportare gli archivi per Ant.

terminare il brano nuovo

pensare a come cominciare il documentario sulla Guiné

scrivere questo post fino alla fine

trovare musica meno bella da ascoltare adesso

non sentirmi poco

non sentirmi poca

sbucciare due mele e mangiarmi la buccia, poi forse anche una mela

leggere il Murakami in inglese

smettere di pensare cose oscure solo per ricordarmi che possono succedere pensando così che se succedono fanno meno male

dormire

correre

scaricare l'ultimo film di Ken Loach

mettere a posto la mia stanza. naaaa

fare un corso accelerato di virgole, esiste?

rispondere all'e-mail di Silvia!

i vocali per D.

innaffiare le piante di Diana

andare via dalla Cinevideo in tempo per fare tutte queste cose eccetto il color e gli archivi (e il post), (e la buccia della mela, e forse la mela)

tagliare l'insalata sennò lo so che poi non lo faccio e la faccio andare a male

pensare a cosa inventarmi per la rivista improvvisata di Richarrrrd, sono capace di disegnare un fumetto di una lunga pagina?

dare un ordine cronologico a queste cose, altrimenti mi paralizzo, come accade a volte

tenere il dio di dentro, dentro

non lasciare che alcune cose (oltre che a farmi sentire bene), mi intristiscano solo perché non le ho fatte io (grande confessione, ma giuro che non é sempre così, giuro che é raro)

studiare un pezzo di spartito almeno per 30 minuti

non preoccuparmi

ricordarmi il resto

bere un bicchiere di vino mentre penso che... le cose che prima che arrivi la mattina... bello...

domandare qui e adesso se c'é qualcuno che vede i numeri e le parole a colori, perché io ho sempre pensato che fosse normale finché mio padre mi ha detto di no. se tu, che stai passando qui per caso, puoi rispondere si, mi diresti, per piacere, di che colore vedi lo 0 e l'1 e il 10?

raccontare che oggi sono andata a correre e ho inciampato e sono caduta lunga lunga a terra ma purtroppo nessuno si é divertito perché in quel momento la strada era deserta





sexta-feira, 7 de dezembro de 2012

UN INCONTRO (tradotto)


22 anni. Roma. io timida. io diffidente. io che non credo molto in me. io che non mi piaccio molto. io che ho due telefoni perché mia madre mi ha regalato quello che fa le video-chiamate. io che studio sceneggiatura. io che penso che la mia università sia un posto molto freddo. io che faccio sport quasi tutti i giorni. io che per caso conosco Françoise.

Françoise é vedova, suo marito era stato uno sceneggiatore che aveva lavorato con Fellini e con Dario Argento. Lei ha anche recitato in qualche film, molti anni fa, e ha conosciuto tutti, nel cinema italiano.
Ha vissuto una vita piena di poesia, di racconti, di vino raffinato e spaghetti all'aragosta, di figli. Di passione per qualcuno.

I ricordi sono disseminati per tutta la sua casa, sono l'unica cosa che ha. Non c'é più nessuno che le fa visita. Il marito é morto, una figlia é morta e gli altri figli e i nipoti, forse non la ritengono più tanto importante.

Françoise é sola e nostalgica, passa dal riso al pianto in un tempo di due secondi e più volte nel giro di due minuti. C'é un'ombra d'instabilità nel suo modo di fare ma, in fondo, come potrebbe non essere così, in una solitudine così grande dopo una vita così piena.
Françoise é allegra e esuberante, intelligente e colta. E sola.
E per qualche strana ragione io le piaccio. Mi offre il suo aiuto, la sua compagnia, mi mostra foto, lettere, poesie, mi presta un libro scritto dal marito, mi chiede di accompagnarla in un posto importante.
Ed io.

io timida. io diffidente. io che non credo molto in me. io che non mi piaccio molto. io che ho due telefoni perché mia madre mi ha regalato quello che fa le video-chiamate. io che studio sceneggiatura. io che non capisco perché mi ha preso in simpatia. io che non so bene come comportarmi, perché non vorrei fare qualcosa di troppo e farle pensare che me ne sto approfittando. io che in fondo ho un po' paura di lei, perché mi sembra invasiva, qualcuno che fa molto rumore quando entra nella tua vita, forse troppo.
io che per questo non riesco a prendere spontaneamente il telefono per chiamarla. io che ci metto troppo tempo a richiamare. io che non so come rapportarmi a lei. io che non ho esperienza. io che non ho il coraggio di mostrarle le poche cose che scrivo. io che non so prendere questo treno.

E poco tempo, da molto poco tempo che, di fatto, noi ci conosciamo.

Un giorno come un altro lei mi chiama e mi chiede di accompagnarla in un posto importante. Io sono sulla nave verso Civitavecchia. La linea cade e il campo lo ritrovo solo il giorno dopo. Ma ci metto ancora un giorno, prima di richiamare. Per tutte le ragioni che mi caratterizzano e perché le poche cose che so di lei, io le filtro così, non posso farci niente.

E a lei non piace il mio ritardo. Mi dice che si é proprio sbagliata su di me, che sono solo una ragazzina troppo attaccata alla famiglia che sa solo vivere con i soldi della famiglia e con due cellulari. Che probabilmente non ho una grande cultura. Che di certo mi sono fatta un'opinione sbagliata su di lei. Mi dice molte altre cose oscure che ho cancellato. Mi dice la cosa che fa più male, e che non si dimentica, mi dice tu come scrittrice non ce la farai. Non ce la farai, perché non hai carattere. Lo dice con voce sottile, appuntita, ferma, convinta. Lo dice come se fosse un oracolo, una profezia.

E trapassa o meu coração.

Parole dette con soddisfazione, le vedo, rossetto acceso.
Oggi, sempre, tutte le volte voglio scrivere un racconto ancora bruciano. E dalla penna al foglio c'é una strada da attraversare, e le macchine vanno veloce.

Chiude prima che io possa dire qualunque cosa.

Non ci siamo mai più sentite.

Françoise.
Ed io.
Io che non ho carattere.

terça-feira, 4 de dezembro de 2012

UM ENCONTRO MARCANTE

22 anos. Roma. eu timida. eu desconfiada. eu que não acredito muito em mim. eu que não gosto muito de mim. eu que tenho dois celulares porque a minha mae me regalou aquilo que faz as video-chamadas.  eu que estudo roteiro. eu que acho essa minha universidade um lugar tão frio. eu que vou quase todos os dias na academia. eu que por acaso conheço a Françoise, 74 anos.

Françoise é a mulher viuva de um roteirista que trabalhou com Fellini e com Dario Argento. Ela também atuou em filmes, tempo atrás, e conheceu o mundo todo do cinema italiano. Ela viveu uma vida cheia de poesia, de contos, de ótimo vinho e spaghetti à langosta, de filhos e de paixão. Paixão pelo marido dela.
As lembranças dessa vida estão diseminadas pela sua casa toda, e são as únicas coisas que ela tem; ninguém mais vai visita-la. O marido e uma filha faleceram, e os outros filhos e os netos talvez não a consideram mais alguém de muita importância.
Françoise é sozinha e nostalgica, e pode passar desde a risada ao choro em dois segundos, varias vezes no tempo de dois minutos. Tem uma sombra de instabilidade no jeito dela, mas talvez, como poderia não ser, numa solidão tão grande, depois de tanta vida?
Françoise é alegre e safada, inteligente e aculturada. E sozinha.
E por alguma estranha razão, ela gosta de mim. Me oferece a sua ajuda, a sua companhia, me mostra fotos, cartas, me empresta um livro escrito pelo marido, me faz convites importantes.
E eu.
eu timida. eu desconfiada. eu que não acredito muito em mim. eu que não gosto muito de mim. eu que tenho dois celulares porque a minha mae me regalou aquilo que faz as video-chamadas. eu que estudo roteiro. eu que não entendo porque ela goste de mim. eu que não quero me aproveitar dela e parecer que estou saltando etapas porque conheci a pessoa certa. eu que tenho um pouco de medo dela, porque ela me parece invasiva, alguém que faz muito ruído quando passa na sua vida, um pouco demais.
eu que por isso, não consigo ter a naturalidade de pegar o telefone e chama-la. eu que demoro em ligar de volta. eu que não sei como me relacionar. eu que não tenho experiencia. eu que não tenho a coragem de mostrar para ela as coisas que escrevo. eu que não sei subir nesse trem.

E pouco tempo, muito pouco tempo que de fato nós nos conhecimos.

Um dia como os outros ela me liga para me fazer uma proposta muito interessante, e eu estou no barco que de Cagliari me leva para Civitavecchia. A ligação cai e o sinal só volta no dia depois. Mas eu demoro mais um dia para ligar de volta para ela. Por todas as razões que me caraterizam e por causa de como eu filtro as poucas informações que tenho sobre ela.

E ela não gosta da minha demora. Me fala que ela errou de consideração sobre mim, que eu só sou uma    menina pendurada e apegada demais à família que só sabe viver com o dinheiro dela e com dois celulares. Que provavelmente não tenho muita cultura. Que com certeza tenho uma opinião errada sobre ela. Que posso esquecer a proposta que ela me fez e esquecer dela. Me fala muitas outras coisas obscuras que eu apaguei. Me fala a coisa que mais doeu e que nunca vou esquecer, me fala que como escritora, eu não vou conseguir. Que eu nunca vou conseguir ser uma escritora de verdade, porque eu não tenho caracter. Fala isso com uma voz velata, como fosse uma profezia, um oracolo. Fala isso com muita calma e lucidez.

E trapassa o meu coração.

Fala com satisfação essas palavras cor batom vermelho aceso.
E ainda hoje, todas as vezes que eu tenho vontade de escrever um conto, as suas palavras voltam a arranhar. E antes de começar a escrever, eu tenho que atravessa-las como se atravessa uma estrada sem semáforo, cheia de carros vindo em alta velocidade.

Ela corta a ligação antes do que eu fale qualquer coisa.
Não falei com ela nunca mais.
Françoise.
E eu.
Eu que não tenho caracter.