quarta-feira, 7 de dezembro de 2011

MAURO MAUG...

Mauro l'ho conosciuto all'università. L'ho notato subito, il primissimo giorno, perché aveva i capelloni ricci alla Mauro. Ed era, come adesso, alto e magro magro. Ed era vestito... alla Mauro, con un gilet proprio alla Mauro. In effetti, quando penso a Mauro, penso sempre anche a un gilet.
Mi ricordo che dopo aver notato lui ho notato anche le persone che erano con lui. Tutti mi incuriosivano. Ci volevo stare anch' io in mezzo a loro, a Mauro, a Francesco, a Morgana e a Gianni.
Gianni prendeva sempre il mio stesso treno, e ci dicevamo "ciao".  Poi un giorno abbiamo parlato e il miracolo é successo, e io ho conosciuto "loro". Quei "loro". E così ho conosciuto Mauro.
Mauro era sempre un parametro per misurare la difficoltà che le cose potevano avere per me. Se lui non riusciva a fare qualcosa, allora io potevo scordarmelo proprio, di fare quella cosa. Mauro era tutta la genialitá, tutto quello spirito critico, l' energia creativa che io non riuscivo a sentire in me e che avrei voluto tantissimo. Mentre io mi perdevo a pensare che non ero in grado, Mauro facevascrivevafilmavasuonavacreavatentava e faceva ridere. Secondo me, in un modo parallelo era una specie di Buster Keaton.
Se c'era una cosa che volevo, era la sua stima. La sua ammirazione poi, era una specie di sogno lontano.
Cosí, se scrivevo qualcosa pensavo...lo faccio leggere a Mauro... se gli piace, vuol dire che é buono.
E' stato lui a convincermi a scegliere sceneggiatura quando ero indecisa tra regia e drammaturgia. Gli ho detto "dammi un buon motivo", e lui ha risposto che per fare un buon film non basta una buona regia, ma é essenziale una buona sceneggiatura. E mi ha convinta.
Nonostante fosse mio amico, avevo sempre la sensazione di avere ai suo occhi un'aria di superficialitá. Credo anzi, che non fosse solo una mia sensazione. Credo che fosse proprio così. E questo mi condizionava a tal punto, a volte, da non sentirmi abbastanza intelligente per le loro aspettative.
Una volta Enrico mi ha detto che aveva ascoltato parlare in tv il sindaco della mia città. Poi mi aveva gettato un'occhiatina, "chi é il sindaco della tua città?", come pensando che io potessi non saperlo. Ecco, queste piccole cose mi rivelavano che io per altre persone non ero solo questo, ma ero anche così.
Con "loro" io c'ero e non c'ero. E credo, di non essere mai riuscita ad avvicinarmi quanto avrei voluto. Ma con Mauro c'erano delle cose per le quali entrambi andavamo pazzi: il portoghese, i Madredeus, Fernando Pessoa e più in là Wim Wenders e Chris Marker (perché io ci sono arrivata in ritardo, Mauro ovviamente già li osannava).
Detto tutto ciò, é facile intendere quanto mi ha lusingato accompagnarlo in Algarve, quando eravamo in Portogallo con Francesco e Costanza. Mi ricordo che sulla spiaggia ci siamo messi  raccogliere conchiglie e poi, mentre pensavamo che sarebbe stato bello avere un filo a portata di mano per fare delle collane da portare agli altri, ecco magicamente pendere da un albero un pezzo di lenza per pescare.
Di Mauro mi piaceva un sacco il modo in cui osservava le persone, quel suo modo de rimanere affascinato... e il fatto che si entusiasmasse al vedere qualche sconosciuto leggere un libro che era stato letto anche da lui.
Quando si prendeva in giro, (spesso), diceva que si guardava allo specchio e gli sembrava di vedere un ragno. Una delle confessioni più belle che abbia mai ascoltato in tutta la vita. (Anche quella di un amico che pensava al suo corpo come un budino, non era da poco).

Mauro va avanti, va sempre avanti, indietro neanche per la rincorsa. Questa é l'impressione che ho adesso, senza vederlo ma spiandolo di tanto in quanto.

Quante cose devo a Mauro?
Se non fosse stato per il suo invito in Sicilia a partecipare al suo corto (ovviamente io ero quella che si incazzava perché le rovinavano il vestito), non avrei mai provato la granita di Cipriani. E la mia vita, senza esagerare, sarebbe stata diversa (non per la granita, ovvio). Probabilmente non sarei ancora uscita dall'Europa e non starei lavorando al montaggio qui dove sto, e non saprei ancora il significato di tante cose. Tutto molto indirettamente.
A Mauro devo, indiscutibilmente, la passione per il cortometraggio e credo, in parte, per le persone.