quinta-feira, 10 de janeiro de 2013
IL SOGNO CHE RICORDO 10/01/2013
Sona a casa con mamma. Non é la casa di Via dei Carbonari né quella di Carloforte. É una casa, é la nostra, eppure é la prima volta che la vedo anche se so che la conosco già tutta.
Mamma guarda la tv ed io sono seduta ad un tavolo dove ci sono dei libri. All' improvviso un libro si solleva in aria da solo e fa il tragitto, in volo, dal tavolo fino al tavolino al lato del divano, che sta proprio dietro di me. Mi passa così vicino (il libro volante), che quasi mi sfiora il viso. Io rimango zitta, intontita. Penso di essermelo sognato. E non dico niente.
Passano 24 ore.
Giorno successivo, stessa situazione: sono seduta al tavolo e mamma guarda la tv. Un libro comincia a levitare proprio davanti a me, ma torna subito al suo posto.
Io parlo, con calma: "mamma? Mi sa che sta succedendo qualcosa di paranormale".
E aggiungo indicando il tavolino: "i libri si stanno sollevando da soli...".
Guardiamo entrambe quello che sto indicando ed é chiaro che lei pensa che io stia scherzando. Proprio in quel momento uno dei libri a cui é rivolto il nostro sguardo si solleva piano, poi con velocità vola fino a me e mi cade addosso.
Ci alziamo entrambe in piedi incredule.
Vicino alla cucina c'é un libro grande quanto una persona, tutto bianco e grosso. É davvero di carta, ma pesa quanto una gommapiuma di quelle dimensioni.
Anch'esso si solleva e arriva sulla mia testa. Cade sopra di me ed io urlo.
E poi noi in coro: "é un fantasma!!"
Vediamo un'ombra nera senza forma muoversi sul muro. Le andiamo addosso e ovviamente ci sfugge (dato che é un'ombra). Non sappiamo cosa fare e continuiamo a inseguirla mentre si muove veloce per i muri di tutta la casa a suon di passi che scendono e salgono per scale.
Ad un certo punto e non ricordo bene come, troviamo da qualche parte una preziosa informazione: si tratta di un tipo di fantasma che solo determinate equazioni matematiche possono far sparire, però bisogna anche scoprirlo da soli, quale sia l'equazione.
Io penso che allora siamo anche un po'a cavallo, dato che mamma é un'insegnante di matematica. Propongo però di chiamare anche papà, appassionato di matematica ma esperto più di storia della stessa che di calcoli. Ma anche la storia potrebbe esserci molto utile, non si sa mai.
Prendo il telefono per chiamarlo e raccontargli del problema e dell'enigma, quando senza un valido motivo e purtroppo, mi sveglio.
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