22 anni. Roma. io timida. io diffidente. io che non credo molto in me. io che non mi piaccio molto. io che ho due telefoni perché mia madre mi ha regalato quello che fa le video-chiamate. io che studio sceneggiatura. io che penso che la mia università sia un posto molto freddo. io che faccio sport quasi tutti i giorni. io che per caso conosco Françoise.
Françoise é vedova, suo marito era stato uno sceneggiatore che aveva lavorato con Fellini e con Dario Argento. Lei ha anche recitato in qualche film, molti anni fa, e ha conosciuto tutti, nel cinema italiano.
Ha vissuto una vita piena di poesia, di racconti, di vino raffinato e spaghetti all'aragosta, di figli. Di passione per qualcuno.
I ricordi sono disseminati per tutta la sua casa, sono l'unica cosa che ha. Non c'é più nessuno che le fa visita. Il marito é morto, una figlia é morta e gli altri figli e i nipoti, forse non la ritengono più tanto importante.
Françoise é sola e nostalgica, passa dal riso al pianto in un tempo di due secondi e più volte nel giro di due minuti. C'é un'ombra d'instabilità nel suo modo di fare ma, in fondo, come potrebbe non essere così, in una solitudine così grande dopo una vita così piena.
Françoise é allegra e esuberante, intelligente e colta. E sola.
E per qualche strana ragione io le piaccio. Mi offre il suo aiuto, la sua compagnia, mi mostra foto, lettere, poesie, mi presta un libro scritto dal marito, mi chiede di accompagnarla in un posto importante.
Ed io.
io timida. io diffidente. io che non credo molto in me. io che non mi piaccio molto. io che ho due telefoni perché mia madre mi ha regalato quello che fa le video-chiamate. io che studio sceneggiatura. io che non capisco perché mi ha preso in simpatia. io che non so bene come comportarmi, perché non vorrei fare qualcosa di troppo e farle pensare che me ne sto approfittando. io che in fondo ho un po' paura di lei, perché mi sembra invasiva, qualcuno che fa molto rumore quando entra nella tua vita, forse troppo.
io che per questo non riesco a prendere spontaneamente il telefono per chiamarla. io che ci metto troppo tempo a richiamare. io che non so come rapportarmi a lei. io che non ho esperienza. io che non ho il coraggio di mostrarle le poche cose che scrivo. io che non so prendere questo treno.
E poco tempo, da molto poco tempo che, di fatto, noi ci conosciamo.
Un giorno come un altro lei mi chiama e mi chiede di accompagnarla in un posto importante. Io sono sulla nave verso Civitavecchia. La linea cade e il campo lo ritrovo solo il giorno dopo. Ma ci metto ancora un giorno, prima di richiamare. Per tutte le ragioni che mi caratterizzano e perché le poche cose che so di lei, io le filtro così, non posso farci niente.
E a lei non piace il mio ritardo. Mi dice che si é proprio sbagliata su di me, che sono solo una ragazzina troppo attaccata alla famiglia che sa solo vivere con i soldi della famiglia e con due cellulari. Che probabilmente non ho una grande cultura. Che di certo mi sono fatta un'opinione sbagliata su di lei. Mi dice molte altre cose oscure che ho cancellato. Mi dice la cosa che fa più male, e che non si dimentica, mi dice tu come scrittrice non ce la farai. Non ce la farai, perché non hai carattere. Lo dice con voce sottile, appuntita, ferma, convinta. Lo dice come se fosse un oracolo, una profezia.
E trapassa o meu coração.
Parole dette con soddisfazione, le vedo, rossetto acceso.
Oggi, sempre, tutte le volte voglio scrivere un racconto ancora bruciano. E dalla penna al foglio c'é una strada da attraversare, e le macchine vanno veloce.
Chiude prima che io possa dire qualunque cosa.
Non ci siamo mai più sentite.
Françoise.
Ed io.
Io che non ho carattere.
valeva la pena richiedere la traduzione.
ResponderExcluirmi piace l'atmosfera di molti post in questo blog, lo sguardo riflessivo sul passato e (spesso) la sensazione che chi scrive abbia il dubbio/la certezza di aver sbagliato qualcosa (certo questo è solo quello che ci leggo io).
ma se usciamo dall'analisi ed entriamo nel contenuto (di questo post) io non mi sono mai fidato di chi decide in un attimo che sei una persona straordinaria/una nuova amicizia per la pelle e simili. di solito ci mette lo stesso attimo a decidere che gli hai procurato una delusione imperdonabile, e a sparire per sempre. e nemmeno mi fido di chi riesce a tirare fuori veleno in maniera così improvvisa ed efficace.
capisco più facilmente i dubbi, le incertezze, il girare intorno alle cose e alle persone prima di essere certi che "sono reali".
certo così si rischia di aspettare troppo e apparire distanti, ma trovo sia comunque meglio che "immaginarsi" le persone.
grazie per aver commentato.
Excluirnemmeno io mi sono mai fidata di di chi all' improvviso decido che io sia la sua migliore amica o cose simili, ma non mi era mai capitato di ricevere, come hai detto tu, veleno in maniera così improvvisa ed efficace. in realtà non mi capita mai, perché il credo della gentilezza é uno scudo discretamente efficace contro questo tipo di cose. al massimo qualcuno si allontana. non ci sono abituata, sono anche una pessima litigante.